La sua storia risale addirittura ad alcune leggende celtiche, poi tradotte in francese, che danno luogo alle più svariate interpretazioni grazie anche alla somiglianza nell’etimologia francese dei termini San Greal (Santo Graal) e Sang Real (Sangue Reale). Se non sapete cosa fare questa può essere una buona idea per un itinerario a Valencia.
La reliquia, ben visibile dentro una cappella a pianta quadrata con pareti di pietra lavorata, si trova all’interno della Cattedrale di Valencia. Intorno alla teca che ne custodisce il calice originale, si trova un enorme altare di alabastro nel quale sono intagliati i 12 apostoli ed al centro la Vergine Maria che ascende al cielo.
In questa cappella hanno pregato papi ed imperatori, ed è stata meta obbligata per molti pellegrini. L’ultimo papa che vi si è recato è stato Benedetto XVI, che nel luglio del 2006 visitò la Cattedrale per rendere omaggio ed utilizzare il calice di Cristo per il rito dell’Eucarestia.
Il Santo Graal è composto dalla vera e propria coppa alta 7 centimetri e 9,30 di diametro di agata corallina proveniente da Antiochia e datata I secolo d.C. La base, composta dello stesso materiale, è impreziosita da una placcatura d’oro, 27 pietre preziose tra le quali smeraldi e rubini. Probabilmente aggiunta in un secondo momento, la parte inferiore è di derivazione egizia e reca due incisioni, una in arabo e l’altra in ebraico, che secondo recenti studi dovrebbero recitare “Io sono il Signore”.
La tradizione aragonese vuole che il Santo Graal, usato degli apostoli anche dopo che Gesù lo impiegò durante l’ultima cena, venisse portato ad Antiochia da Pietro e da qui a Roma, dove fu utilizzato da numerosi papi fino a Sisto II. Quest’ultimo prima di venire ucciso, in seguito alle persecuzioni cristiane, lo avrebbe consegnato al diacono Lorenzo (poi San Lorenzo) che riuscì a farlo giungere in Spagna a Huesca, sua città natale circa nel 258 d.C.
La prima data certa è il 1134, quando secondo gli scritti di un canonico di Saragozza il calice viene visto nel Monastero di San Juan de la Peña e descritto come il calice dell’ultima cena. Martino I, re d’Aragona, venuto a sapere che la reliquia si trova in spagna convince i monaci a donarglielo, donazione attestata da un documento datato settembre 1399, per portarlo a Saragozza, nel palazzo reale dell’Alajaferia dove rimase per vent’anni. Venne trasferito per un breve periodo a Barcellona, ma alla morte del re, la sua vedova Margarita de Prades, ne fece dono alla città di Valencia.
Nel 1424 re Alfonso il Magnanimo dono il calice alla Cattedrale di Valencia e da allora il santo Graal non lasciò mai la sua ubicazione, eccezion fatta per due periodi: tra il 1809 – 1812 durante l’occupazione napoleonica della Spagna quando venne trasferito ad Ibiza, e tra il 1936 – 1939 durante la Guerra Civile Spagnola, quando pare che venisse passato di casa in casa dai cittadini per farne perdere le tracce.
In occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2018 sono state aperte le porte del museo interamente dedicato al Santo Graal. Nelle sale dedicate alla reliquia è possibile ripercorrere la storia e le vicissitudini del calice, trasportati tappa per tappa da una voce narrante che ci accompagnerà dalle deserte terre di Antiochia fino alla Spagna, passando per Roma. Sarà possibile annusare spezie, sedersi e scoprire come mangiavano Gesù e i suoi apostoli; cercare di indovinare quale fu il menù dell’ultima cena o come secondo voi è fatto il Sacro Calice, o addirittura vestirsi come un monaco o un templare votato alla protezione della reliquia e infine guardarla da vicino, a pochi centimetri dal vostro naso, anche se è una copia.
Del museo, seppur piccolo, va sottolineata l’originalità perché, vista la mancanza fisica di una guida eccezion fatta per i video di accompagnamento, sarà lo spettatore a dover girare attivamente per le sale del museo, immergendosi nell’atmosfera misteriosa che circonda questo calice e la sua storia che affonda le radici in un lontano passato.
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